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Piccoli lettori al Museo – Alunni della sezione B della scuola dell’Infanzia di Busso

Piccoli lettori al Museo. Resoconto di una mattina speciale alla scoperta di Pinocchio e della scuola di tanto tempo fa. 

di Valeria Viola

Insegnante della Scuola dell’Infanzia dell’Istituto Comprensivo “G. Barone” di Baranello (CB)

 

Una mattina di febbraio gli alunni della sezione B della scuola dell’Infanzia di Busso si presentano a scuola tutti puntuali alla stessa ora, anche i più dormiglioni. Quella mattina non deve essere stato difficile buttarli giù dal letto a guardare anche dai tempi rapidi con cui si è svolto il congedo dai genitori all’ingresso. Chi lavora a scuola avrà sicuramente intuito che c’è di mezzo una gita. Tutti gli studenti, anche i nostri che hanno tra i tre e i quattro anni di età, il giorno della gita sono animati da una prontezza inconsueta.  Gli abituali solleciti a far presto, quel giorno diventano superflui. Le operazioni di riordino della sezione e di preparazione per l’uscita sono svolte con un’insolita celerità.  

Eccoli là: sono le 9.25 e sono già tutti  belli e pronti, cinque minuti prima del previsto, davanti alla porta, chiusi nei loro giubbotti, con le teste coperte da cappelli e sciarpe dai quali spuntano i loro occhietti che scrutano come falchi la strada che immette nel piazzale della scuola sul quale di lì a poco apparirà il pulmino.  Ed eccolo finalmente: aperte le porte, si aprono anche i loro sorrisi appagati. Sono contenti di visitare finalmente la “scuola dei grandi”, l’Università degli Studi del Molise, dove c’è un posto speciale, il Museo della scuola e dell’educazione popolare (Musep), nato nel 2012 e diretto dal prof. Alberto Barausse, che conserva tanti oggetti e libri di scuola antichi tra cui i romanzi de “Le avventure di Pinocchio”.  

Ultimamente hanno letto diverse edizioni (Carlo Collodi, Gianni Rodari ecc), e ascoltato anche qualche audiolibro con me, la maestra “Leggiona”,  durante le ore del progetto extracurricolare “Cominciamo presto!” di promozione delle buone pratiche di lettura funzionale ad allevare lettori forti sin da piccoli. 

Comunque, le porte dello scuolabus finalmente si chiudono, ma si riaprono subito dopo. La maestra Paola, affannata, bussa alle porte per dirci che non possiamo partire senza Pinocchio, o meglio il suo Pinocchio a fumetti che leggeva da bambina negli anni Ottanta illustrato dal molisano Benito Jacovitti. Un capolavoro. Si tratta, tra l’altro,  di un’edizione difficile da trovare. Ha ragione la maestra Paola: al Musep che ha tante edizioni, di cui alcune rare, manca. Metto il libro sulle ginocchia e si parte. 

Arrivati nel parcheggio, ci dirigiamo verso la Biblioteca di Ateneo in fila per due varcando la soglia in rigoroso silenzio che viene squarciato dal saluto caloroso di Rossella Andreassi, la responsabile del Musep. 

Oggi, dice Rossella rivolgendosi agli alunni, toccherà a loro vivere il museo, non da spettatori ma da attori. Attraverso i laboratori di didattica museale, principalmente progettati secondo le diverse fasce di età, infatti, gli utenti del museo costruiscono attraverso l’agire, all’interno di un percorso ludico-didattico articolato per tappe, la conoscenza di aspetti della storia della scuola nazionale e della letteratura per l’infanzia, oltre che della conservazione e della valorizzazione del patrimonio culturale scolastico della propria comunità di appartenenza. 

I bambini, infatti, non svolgono una visita guidata, almeno non nel senso tradizionale. Non visitano il museo, ma lo scoprono poco alla volta attraverso i giochi proposti. Il primo prevede un’attività di associazioni di immagini di oggetti scolastici vecchi e nuovi strutturata sulla metodologia del cooperative learning in piccoli gruppi. In questo modo i bambini tra le teche e le gigantografie di vecchi maestri e ministri dell’istruzione, guardando le carte gioco scoprono l’esistenza di vecchie lavagne, dei calamai, dei pennini, del tellurio, del banco di legno con un’unica seduta, della cartella in fibra vulcanizzata che guarderanno dal vivo solo  al termine del gioco durante una sorta di caccia al tesoro. 

Le loro manine con difficoltà riescono a resistere alla tentazione di toccare gli oggetti. Sfuggono veloci agli occhi delle maestre che spesso sono rapite dalle loro espressioni di  curiosità, meraviglia e divertimento. 

Che tocchino pure! …ma con attenzione, ci diciamo io e la maestra Anna Maria. Per fortuna nulla si è rotto. Soltanto una manina è diventata completamente nera e un grembiule a chiazze grandi e molto grandi. Sarà stato difficile per quel bambino curioso com’è non infilare la mano nel buco del banco previsto per il calamaio dove all’insaputa di tutti galleggiava ancora un po’ di inchiostro. 

È il momento di spostarsi nella sezione dei libri antichi per giocare con Pinocchio. In realtà di Pinocchio ce ne sono tanti. Tre versioni giocattolo di diversa data di produzione e di diverso stato di conservazione, e tante edizioni del romanzo dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, oltre che quaderni con l’effige del celebre burattino sulla copertina. I bambini uno alla volta devono cercare le diverse pubblicazioni di Pinocchio disseminate sui ripiani più bassi delle librerie e collocarli in corrispondenza dei burattini precedentemente classificati dal più antico e al più moderno. Non si tratta solo di riconoscere la figura del protagonista, ma anche le scene della storia, spesso in bianco e nero come nel caso delle edizioni antiche, che i bambini hanno imparato a riconoscere dalle letture svolte in sezione. 

Tra tutti compare anche la nostra edizione di Benito Jacovitti che abbiamo consegnato a Rossella all’ingresso e che ora, alla fine del gioco, approfitta velocemente per gustarlo in tutta la sua bellezza. 

Si ritorna al punto di partenza per montare con l’ausilio dei fermacampioni un burattino di carta da colorare ispirandosi a quelli visti durante il laboratorio. 

Ne vengono fuori diversi davvero originali. Li alziamo in aria seduti tra i banchi degli scolari del secolo passato per la foto di rito che suggella la conclusione di una mattina speciale. 

Dopo un abbraccio di gruppo carico di soddisfazione e gratitudine a Rossella, alle 11.30 risaliamo sullo scuolabus per tornare a scuola. 

Il pomeriggio quando guardo l’orologio sono le 15.20; la giornata scolastica volge al termine. Scorro con i bambini la galleria delle foto scattate nel corso della mattinata e mi soffermo su una serie di scatti che li riprende col naso all’insù a guardare uno scaffale pieno di libri antichi, o mentre maneggiano testi di Pinocchio con dimestichezza e cura. 

Prendo coscienza che è stata una giornata significativa per il loro futuro di lettori e di consumatori culturali, oltre che un momento di verifica importante per noi docenti. Tale considerazione, inoltre, mi spinge a credere ancora di più quanto sia necessario insistere affinché la promozione delle buone pratiche di lettura nelle sue varie forme debba cominciare  sin dalla tenera età, coinvolgendo più attori possibili del processo educativo, per far germogliare amore per la lettura e per la cultura in generale, e per scongiurare il rischio dello sviluppo dell’analfabetismo funzionale che tanto compromette il progresso di un paese e la crescita di una società sana. 

Chiedo ai bambini visibilmente stanchi se hanno voglia di leggere e quale libro desiderano che io gli legga: -Pinocchio!- rispondono a voce alta.